Sempre nella tipologia degli ascensori elettrici a frizione esistono impianti con trazione indiretta, specie quando la portata è notevole; in questo caso le arcate della cabina e del contrappeso sono assai più complesse; ad esempio le funi partono da un capo fune fissato in soletta, passano sotto una o più pulegge facenti parte dell’arcata del contrappeso, e infine sono fissate ad un altro capo fisso in soletta.
In questo modo, per il principio della taglia, la cabina, a parità di potenza, si muove a metà velocità, ma viene sollevato un carico doppio. Con lo stesso principio potrebbe essere sollevato anche un carico quadruplo.
Il motore dell’ascensore elettrico tradizionale è a corrente alternata, di tipo asincrono trifase (più esattamente a induzione trifase a campo rotante), con uno o due avvolgimenti multipolari. In generale non è un normale motore industriale, ma è costruito per questo uso specifico. La scelta del motore asincrono fu dovuta, alle origini, ai costi elevati dei motori a corrente continua, utilizzati quindi solo in impianti ad alta velocità, ed al fatto che, tra i motori in alternata, quelli sincroni non si possono avviare da soli, se non eccitati da una corrente continua che non è disponibile in rete; al contrario l’asincrono è robusto, poco costoso, e non richiede manutenzione.
Sempre facendo riferimento alla tecnologia tradizionale, un motore del genere si muove con una sola velocità, in quanto la sua velocità sincrona si ottiene moltiplicando per 60 la frequenza di rete (che è fissa in Italia a 50 Hz), e dividendo per un altro numero fisso, dato dalle caratteristiche costruttive, cioè il numero di poli; il motore accelera quasi istantaneamente a questo valore, e non è in grado di rallentare in modo controllato.
Questa velocità è abbastanza costante al variare del carico com’è richiesto in un ascensore, anche se per esattezza la velocità effettiva non coincide con quella sincrona, ma è a pari a quest’ultima diminuita di un valore proporzionale al cosiddetto scorrimento. Questo parametro a sua volta è in qualche misura influenzato dal carico, ma a regime non in modo rilevante. Per ridurre la corrente richiesta all’avviamento, il motore viene realizzato con rotore in corto circuito, essendo in disuso da tempo la soluzione ad anelli.
Rendimento energetico
Per le sue caratteristiche costruttive, il rendimento energetico di questo motore non è ideale in quanto il suo fattore di potenza(sfasamento o cosj) assume valori a regime di 0.7 – 0.8 soltanto.
L’ascensore italiano tipico degli anni ’50 e ’60 viaggiava a velocità piuttosto limitata (non oltre 0.85 m/s), quanto permesso per regolare la decelerazione al piano; si spegneva quando si avvicinava al piano di arrivo e veniva frenato da un freno a ceppi elettromeccanico che interveniva subito dopo sul tamburo dell’argano stesso. Questo diffuso, ma rozzo sistema, non garantiva un buon comfort nella decelerazione e determinava una notevole usura dell’argano; inoltre la precisione della livellazione al piano era piuttosto approssimativa, legata al variare del carico e della temperatura ambiente; tciò era considerato accettabile e lo è tuttora nei vecchi edifici.
Questa elementare tecnologia è stata poi superata utilizzando motori a doppio avvolgimento. La presenza del numero di poli p, al denominatore della formula che calcola la velocità del motore, fa si che, all’aumentare del numero dei poli, la velocità diminuisca in proporzione. All’avvicinarsi del piano d’arrivo, l’alimentazione veniva commutata all’avvolgimento con maggior numero di poli che determinava una velocità minore di avvicinamento al piano, circa quattro volte inferiore alla normale (0.15 – 0.2 m/s), ed il freno interveniva sul tamburo poco dopo, in modo meno traumatico in quanto la velocità era già stata rallentata.