L' Ascensore

GUIDE DI CABINE. Sono due barre in acciaio trafilato a freddo, con sezione a T o a fungo, installate verticalmente lungo il vano, normalmente in segmenti di 5 m l’uno.

Guide di cabina degli ascensori - Villa Ascensori Senago Milano

Le guide di cabina sono tra loro fissate per mezzo di piastre e bulloni, e fissate periodicamente anche al muro tramite staffe metalliche, a loro volta rese solidali alle pareti del vano in vario modo (muratura o massellatura).
Lungo queste guide scorre la cabina, o per meglio dire l’arcata cui è fissata la cabina, tramite i pattini che sono degli organi aderenti ad esse. I pattini possono essere di tipo strisciante, dotati di guarnizioni di tipo plastico che periodicamente devono essere sostituite, in quanto danneggiate dall’attrito, oppure a ruota.
I pattini a ruota possono venire usati per le arcate a sedia degli impianti idraulici con trazione laterale, oppure negli ascensori elettrici che abbiano una certa velocità. Quando questa aumenta le imperfezioni della superficie delle guide e gli incastri tra le diverse barre possono determinare movimenti bruschi della cabina e rumori, che vengono attenuati con l’uso dei pattini a ruota; inoltre la loro usura è assai minore di quella a strisciamento, da cui maggiore durata. Una buona installazione delle guide, tra loro perfettamente allineate e affacciate, è basilare per il successivo buon funzionamento dell’impianto.
Le guide non vengono progettate solo per funzionare ottimamente soggette a carichi dinamici della struttura in movimento, ma il loro compito è anche resistere all’eventuale spinta dovuta all’entrata in funzione dei blocchi paracadute in caso di eccesso di velocità.
Negli impianti funzionanti normalmente a velocità di 1 m/s, ovvero impianti veloci, si utilizzano guide la cui superficie viene frisata, in modo da ridurre al minimo le oscillazioni ed i rumori avvertiti in cabina durante la corsa.
Le guide sono scelte tra quelle normalizzate dalla norma specifica ISO 7465.
Il contrappeso scorre anch’esso nel vano ascensore, con le nuove normative deve scorrere su una coppia di guide rigide, alcuni vecchi impianti utilizzano per il contrappeso dei bordiglioni, che sono delle funi che non permettono incidenti tra la cabina e lo stesso contrappeso durante la corsa, questo tipo di soluzione viene tollerata dalla nuova normativa, con l’eccezione in cui vengano modificate alcune parti dell’impianto, ovvero nel caso in cui si effettuano trasformazioni che comportano la variazione dei pesi dell’impianto.

LIMITATORE. Il limitatore di velocità è un dispositivo di sicurezza, utilizzato per scoprire e bloccare una condizione di pericolo che ha come effetto la sovravelocità.

Limitatore e paracadute negli ascensori - Villa Ascensori Senago Milano

Il limitatore di velocità si attiva quindi se la cabina per qualsiasi motivo procede ad una velocità superiore a quella nominale dell’impianto.
Tale dispositivo è costituito da due pulegge una è effettivamente il limitatore e l’altra è il tenditore le due sono collegate da una funicella metallica da 7 mm di diametro, poste all’interno del vano oltre al limite superiore e inferiore della corsa della cabina.
Insieme alle due pulegge la funicella è collegata all’apparecchio paracadute posto sull’intelaiature della cabina, il limitatore è di fatto l’elemento sensibile che si attiva quando rileva un aumento sopra la soglia ammissibile di velocità, denotando un aumento della forza centrifuga blocca la sua rotazione, essendo solidale al movimento della cabina aziona il paracadute, il quale intervenendo tramite dei cunei blocca l’impianto sulle guide mettendo il sicurezza gli utenti nella cabina.

Limitatore e paracadute negli ascensori - Villa Ascensori Senago Milano

Il limitatore di velocità si attiva quindi se la cabina per qualsiasi motivo procede ad una velocità superiore a quella nominale dell’impianto.
Tale dispositivo è costituito da due pulegge una è effettivamente il limitatore e l’altra è il tenditore le due sono collegate da una funicella metallica da 7 mm di diametro, poste all’interno del vano oltre al limite superiore e inferiore della corsa della cabina.
Insieme alle due pulegge la funicella è collegata all’apparecchio paracadute posto sull’intelaiature della cabina, il limitatore è di fatto l’elemento sensibile che si attiva quando rileva un aumento sopra la soglia ammissibile di velocità, denotando un aumento della forza centrifuga blocca la sua rotazione, essendo solidale al movimento della cabina aziona il paracadute, il quale intervenendo tramite dei cunei blocca l’impianto sulle guide mettendo il sicurezza gli utenti nella cabina.

Paracadute

Il paracadute è quel dispositivo che permette di bloccare la cabina, in modo non traumatico per gli occupanti e per i dispositivi, nel caso in cui una o più funi si allentino o addirittura si spezzino, o comunque per qualche ragione, la cabina acquisisca una velocità eccessiva in discesa ed eventualmente in salita.
È stata infatti l’invenzione di un apparecchio paracadute, da parte di E.G. OTIS, nel 1853, con la storica dimostrazione del suo funzionamento presso la Crystal Palace Exposition di New York City, che ha consentito di fatto la nascita dell’ascensore moderno.

Essendo un dispositivo essenziale per la sicurezza, non si potevano definire ascensori sicuri quelli che ne facevano a meno; oggi non basta che vi sia: la norma EN 81-1 e 2 dispone che i blocchi di ogni dispositivo paracadute di ogni ascensore siano certificati a seguito di prove, come dispositivi di sicurezza, da parte di un organismo a ciò notificato e marchiati con marchio CE ai fini della direttiva 95/16/Ce.
I dispositivi paracadute sono principalmente di due tipi: quelli a presa istantanea che si possono utilizzare solo su ascensori con velocità nominale minore di 0.63 m/s; quelli a presa progressiva che si installano su

impianti con velocità maggiore o uguale a 0.63 m/s, questi consentono una decelerazione graduale che evita danni alle persone o/e alle cose.
Attualmente, secondo la direttiva 95/16/Ce, si deve fornire l’impianto di mezzi per impedire che la cabina prenda velocità in salita, eventualità che ha dato vita ad incidenti mortali, causati ove vi siano impianti di grande portata, quindi con un pesante contrappeso, ma nel momento dell’incidente semivuoti.
Una delle soluzioni possibili è quella di dotare l’impianto di un dispositivo bidirezionale facente parte dell’arcata.

Paracadute

Il paracadute è quel dispositivo che permette di bloccare la cabina, in modo non traumatico per gli occupanti e per i dispositivi, nel caso in cui una o più funi si allentino o addirittura si spezzino, o comunque per qualche ragione, la cabina acquisisca una velocità eccessiva in discesa ed eventualmente in salita.
È stata infatti l’invenzione di un apparecchio paracadute, da parte di E.G. OTIS, nel 1853, con la storica dimostrazione del suo funzionamento presso la Crystal Palace Exposition di New York City, che ha consentito di fatto la nascita dell’ascensore moderno.

Essendo un dispositivo essenziale per la sicurezza, non si potevano definire ascensori sicuri quelli che ne facevano a meno; oggi non basta che vi sia: la norma EN 81-1 e 2 dispone che i blocchi di ogni dispositivo paracadute di ogni ascensore siano certificati a seguito di prove, come dispositivi di sicurezza, da parte di un organismo a ciò notificato e marchiati con marchio CE ai fini della direttiva 95/16/Ce.
I dispositivi paracadute sono principalmente di due tipi: quelli a presa istantanea che si possono utilizzare solo su ascensori con velocità nominale minore di 0.63 m/s; quelli a presa progressiva che si installano su impianti con velocità maggiore o uguale a 0.63 m/s, questi consentono una decelerazione graduale che evita danni alle persone o/e alle cose.
Attualmente, secondo la direttiva 95/16/Ce, si deve fornire l’impianto di mezzi per impedire che la cabina prenda velocità in salita, eventualità che ha dato vita ad incidenti mortali, causati ove vi siano impianti di grande portata, quindi con un pesante contrappeso, ma nel momento dell’incidente semivuoti.
Una delle soluzioni possibili è quella di dotare l’impianto di un dispositivo bidirezionale facente parte dell’arcata.

PORTE. Ai vari piani gli ascensori hanno delle porte che aprendosi consentono ai passeggeri di entrare o uscire dalla cabina quando essa si trova ferma al piano, le stesse hanno il compito di rendere impossibile ad un personale non qualificato di entrare nel vano ascensore.

Le porte degli ascensori - Villa Ascensori Senago Milano

Sono elementi essenziali per la corretta funzionalità dell’impianto, infatti la maggior parte dei guasti o degli incidenti coinvolge appunto le porte.
Secondo la direttiva 95/16/Ce non solo tutti vani ascensori devono avere porte che impediscano l’ingresso di persone negli stessi, ma anche le cabine devono avere porte, per proteggere gli occupanti da urti contro la parete frontale; in Italia questa in effetti non è una novità, perché già con il precedente regolamento del 1963, praticamente tutti gli ascensori per persone dovevano disporre anche di porte di cabina.
Nei vecchi impianti installati in Italia fino la fine degli anni ’70 il più delle volte le porte di piano erano manuali ad un battente, mentre quelle di cabina erano pure manuali, a due ante scorrevoli o a due battenti.
La porta di piano disponeva di una maniglia per l’apertura, spesso dotata di chiave, in modo che solo chi aveva questa chiave poteva utilizzare l’ascensore; inoltre spesso vi era nel battente una spia trasparente in vetro di sicurezza, che permetteva all’utente di vedere la cabina approssimarsi al piano.

Le porte degli ascensori - Villa Ascensori Senago Milano

Sono elementi essenziali per la corretta funzionalità dell’impianto, infatti la maggior parte dei guasti o degli incidenti coinvolge appunto le porte.
Secondo la direttiva 95/16/Ce non solo tutti vani ascensori devono avere porte che impediscano l’ingresso di persone negli stessi, ma anche le cabine devono avere porte, per proteggere gli occupanti da urti contro la parete frontale; in Italia questa in effetti non è una novità, perché già con il precedente regolamento del 1963, praticamente tutti gli ascensori per persone dovevano disporre anche di porte di cabina.
Nei vecchi impianti installati in Italia fino la fine degli anni ’70 il più delle volte le porte di piano erano manuali ad un battente, mentre quelle di cabina erano pure manuali, a due ante scorrevoli o a due battenti.
La porta di piano disponeva di una maniglia per l’apertura, spesso dotata di chiave, in modo che solo chi aveva questa chiave poteva utilizzare l’ascensore; inoltre spesso vi era nel battente una spia trasparente in vetro di sicurezza, che permetteva all’utente di vedere la cabina approssimarsi al piano.

Automatismo

Solidale alla cabina vi è un sistema elettromeccanico, quando essa si ferma al piano, sblocca la serratura della porta e ne permette l’apertura che altrimenti non può avvenire. Questo tipo di configurazione è di tipo manuale, perché l’atto di apertura e chiusura è effettuato dall’uomo, oggi giorno questo è un metodo superato, le porte di cabina possono essere:
automatiche: sia le porte interne che quelle esterne si aprono automaticamente, tramite accoppiamento, una volta giunti al piano;
semi-automatiche: le portine interne sono automatiche, comandate da un sistema a braccio rotante azionato da un motore, mentre quella esterna è una porta a battente dotata di un ammortizzatore oleodinamico che le permette di richiudersi senza essere accompagnata e senza sbattere, con serratura provvista di blocco e contatti per la continuità circuitale.

Il sistema di automatismo, prevede un motore che tramite cinghie o ingranaggi, trasmette il movimento ad organi meccanici che muovono le porte, denominato operatore è collocato sul tetto di cabina. Le norme di accessibilità ai disabili, ovviamente dove è possibile e quindi obbligatoriamente nei nuovi edifici, impongono in Italia da anni l’istallazione di porte automatiche.
La tipologia di porte automatiche più diffusa nel mercato è quella delle porte scorrevoli a due ante (ad apertura centrale o laterale); sul tetto di cabina vi è, come gia citato l’operatore, che oltre ad aprire le portine interne di cabina, aggancia tramite un

accoppiamento meccanico le analoghe porte scorrevoli di piano, aprendo anche queste ultime.
Le dimensioni nette minime delle porte da installare in edifici nuovi sono in Italia di 80 cm di larghezza e 200 cm di altezza (EN 81-70). Solo in edifici preesistenti, ove il vano ottenibile non abbia le dimensioni in larghezza sufficienti, si possono installare porte automatiche di misura inferiore (ve ne sono di 50 cm di larghezza, ma non sono sufficienti per un disabile in carrozzina), oppure porte di piano a battente, accoppiate a porte di cabina ad apertura manuale o automatiche a soffietto; in condizioni estreme esistono porte automatiche di piano a soffietto.
Per queste situazioni particolari il progettista e il costruttore dovranno affidarsi alla consulenza di un ascensorista esperto, tenendo comunque conto che in futuro, l’ascensore sarà sempre più utilizzato da disabili ed anziani, perciò va fatto ogni sforzo, anche negli edifici preesistenti, perché gli accessi siano di dimensioni tali da rendere agevolmente utilizzabile l’ascensore a queste persone.

Norme EN

Le caratteristiche delle porte di piano sono stabilite in dettaglio dalla norma EN 81-1 e 2, dove se ne espongono i parametri di resistenza meccanica, in cui si stabilisce come evitare che le porte motorizzate possano danneggiare persone e cose nel chiudersi, e dove soprattutto si stabiliscono i criteri di protezione contro i rischi di caduta nel vano di persone, se la cabina non fosse presente al piano a porte aperte, o di cesoiamento delle stesse, nel caso aprissero la porta mentre la cabina è in movimento.

Riguardo al rischio di schiacciamento di persone, la spinta necessaria per impedire la chiusura di una porta motorizzata non deve superare i 150 N, e l’energia cinetica della porta e degli elementi ad essa connessi non deve superare i 10 J.
È comunque opportuno che sia presente almeno una fotocellula all’ingresso della cabina, posta ad una altezza opportuna, tale che, se una persona o comunque un ostacolo interrompe il suo raggio, la porta riceve l’ordine di fermarsi e di riaprire.
Ancora meglio della semplice fotocellula è una barriera luminosa costituita dall’insieme di numerosi raggi con lo scopo di proteggere le persone non solo ad una certa altezza ma per tutto lo spazio verticale utile dell’accesso.
Per quanto riguarda il rischio di cesoiamento e caduta, la porta automatica deve essere fornita di una serratura che garantisce sia dal punto di vista elettrico che meccanico la più totale sicurezza, questo apparato non è visibile dall’utente in quanto posto nel vano, la serratura in considerazione è un altro dei componenti di sicurezza, che devono essere provati e certificati, da un organismo notificato e marchiati CE ai fini della direttiva 95/16/Ce.
Negli ascensori veloci è ammesso che entro le così dette zone di sbloccaggio (+/- 20 cm sopra e sotto il piano), le porte automatiche di cabina possano essere in movimento insieme alla cabina, accorciando così i tempi di apertura e di chiusura delle porte.
In contesti particolari, ove richiesto dalle norme di prevenzione incendi, le porte di piano possono disporre di caratteristiche tagliafuoco, e necessitare di una certificazione specifica in merito.

Automatismo

Solidale alla cabina vi è un sistema elettromeccanico, quando essa si ferma al piano, sblocca la serratura della porta e ne permette l’apertura che altrimenti non può avvenire. Questo tipo di configurazione è di tipo manuale, perché l’atto di apertura e chiusura è effettuato dall’uomo, oggi giorno questo è un metodo superato, le porte di cabina possono essere:
automatiche: sia le porte interne che quelle esterne si aprono automaticamente, tramite accoppiamento, una volta giunti al piano;
semi-automatiche: le portine interne sono automatiche, comandate da un sistema a braccio rotante azionato da un motore, mentre quella esterna è una porta a battente dotata di un ammortizzatore oleodinamico che le permette di richiudersi senza essere accompagnata e senza sbattere, con serratura provvista di blocco e contatti per la continuità circuitale.

Il sistema di automatismo, prevede un motore che tramite cinghie o ingranaggi, trasmette il movimento ad organi meccanici che muovono le porte, denominato operatore è collocato sul tetto di cabina. Le norme di accessibilità ai disabili, ovviamente dove è possibile e quindi obbligatoriamente nei nuovi edifici, impongono in Italia da anni l’istallazione di porte automatiche.
La tipologia di porte automatiche più diffusa nel mercato è quella delle porte scorrevoli a due ante (ad apertura centrale o laterale); sul tetto di cabina vi è, come gia citato l’operatore, che oltre ad aprire le portine interne di cabina, aggancia tramite un accoppiamento meccanico le analoghe porte scorrevoli di piano, aprendo anche queste ultime.
Le dimensioni nette minime delle porte da installare in edifici nuovi sono in Italia di 80 cm di larghezza e 200 cm di altezza (EN 81-70). Solo in edifici preesistenti, ove il vano ottenibile non abbia le dimensioni in larghezza sufficienti, si possono installare porte automatiche di misura inferiore (ve ne sono di 50 cm di larghezza, ma non sono sufficienti per un disabile in carrozzina), oppure porte di piano a battente, accoppiate a porte di cabina ad apertura manuale o automatiche a soffietto; in condizioni estreme esistono porte automatiche di piano a soffietto.
Per queste situazioni particolari il progettista e il costruttore dovranno affidarsi alla consulenza di un ascensorista esperto, tenendo comunque conto che in futuro, l’ascensore sarà sempre più utilizzato da disabili ed anziani, perciò va fatto ogni sforzo, anche negli edifici preesistenti, perché gli accessi siano di dimensioni tali da rendere agevolmente utilizzabile l’ascensore a queste persone.

Norme EN

Le caratteristiche delle porte di piano sono stabilite in dettaglio dalla norma EN 81-1 e 2, dove se ne espongono i parametri di resistenza meccanica, in cui si stabilisce come evitare che le porte motorizzate possano danneggiare persone e cose nel chiudersi, e dove soprattutto si stabiliscono i criteri di protezione contro i rischi di caduta nel vano di persone, se la cabina non fosse presente al piano a porte aperte, o di cesoiamento delle stesse, nel caso aprissero la porta mentre la cabina è in movimento.

Riguardo al rischio di schiacciamento di persone, la spinta necessaria per impedire la chiusura di una porta motorizzata non deve superare i 150 N, e l’energia cinetica della porta e degli elementi ad essa connessi non deve superare i 10 J.
È comunque opportuno che sia presente almeno una fotocellula all’ingresso della cabina, posta ad una altezza opportuna, tale che, se una persona o comunque un ostacolo interrompe il suo raggio, la porta riceve l’ordine di fermarsi e di riaprire.
Ancora meglio della semplice fotocellula è una barriera luminosa costituita dall’insieme di numerosi raggi con lo scopo di proteggere le persone non solo ad una certa altezza ma per tutto lo spazio verticale utile dell’accesso.
Per quanto riguarda il rischio di cesoiamento e caduta, la porta automatica deve essere fornita di una serratura che garantisce sia dal punto di vista elettrico che meccanico la più totale sicurezza, questo apparato non è visibile dall’utente in quanto posto nel vano, la serratura in considerazione è un altro dei componenti di sicurezza, che devono essere provati e certificati, da un organismo notificato e marchiati CE ai fini della direttiva 95/16/Ce.
Negli ascensori veloci è ammesso che entro le così dette zone di sbloccaggio (+/- 20 cm sopra e sotto il piano), le porte automatiche di cabina possano essere in movimento insieme alla cabina, accorciando così i tempi di apertura e di chiusura delle porte.
In contesti particolari, ove richiesto dalle norme di prevenzione incendi, le porte di piano possono disporre di caratteristiche tagliafuoco, e necessitare di una certificazione specifica in merito.

ARCATA. L’arcata è l’infrastruttura metallica che sostiene la cabina, collegandola direttamente o tramite funi ai mezzi di trazione.

L'arcata infrastruttura metallica dell'ascensore - Villa Ascensori Senago Milano

Normalmente l'arcata è un’intelaiatura rettangolare abbastanza semplice nel caso degli ascensori elettrici con trazione diretta o negli idraulici con trazione diretta centrale, mentre è a forma di sedia negli idraulici con trazione laterale.
L’importanza dell’arcata consiste nel fatto che è sede, laddove vi sia trazione a funi, del meccanismo del dispositivo paracadute, che è uno dei componenti di sicurezza dell’ascensore.
Attualmente secondo la direttiva 95/16/Ce si deve fornire l’impianto di mezzi per impedire che la cabina prenda velocità in salita, eventualità che ha dato vita ad incidenti mortali, causati ove vi siano

impianti di grande portata, quindi con un pesante contrappeso, ma nel momento dell’incidente semivuoti. Una delle soluzioni possibili è quella di dotare l’impianto di un dispositivo bidirezionale facente parte dell’arcata.
Per completezza va detto che esistono sul mercato impianti a basso costo che dispongono di un unico blocco arcata-cabina; ovviamente ad esso deve essere allacciato il sistema di sicurezza paracadute.
Questa soluzione è utile soprattutto ad abbreviare i tempi di lavorazione e quindi i costi, ma non è una tipologia di impianto ritenuta tecnicamente ottimale.

L'arcata infrastruttura metallica dell'ascensore - Villa Ascensori Senago Milano

Normalmente l'arcata è un’intelaiatura rettangolare abbastanza semplice nel caso degli ascensori elettrici con trazione diretta o negli idraulici con trazione diretta centrale, mentre è a forma di sedia negli idraulici con trazione laterale.
L’importanza dell’arcata consiste nel fatto che è sede, laddove vi sia trazione a funi, del meccanismo del dispositivo paracadute, che è uno dei componenti di sicurezza dell’ascensore.
Attualmente secondo la direttiva 95/16/Ce si deve fornire l’impianto di mezzi per impedire che la cabina prenda velocità in salita, eventualità che ha dato vita ad incidenti mortali, causati ove vi siano impianti di grande portata, quindi con un pesante contrappeso, ma nel momento dell’incidente semivuoti. Una delle soluzioni possibili è quella di dotare l’impianto di un dispositivo bidirezionale facente parte dell’arcata.
Per completezza va detto che esistono sul mercato impianti a basso costo che dispongono di un unico blocco arcata-cabina; ovviamente ad esso deve essere allacciato il sistema di sicurezza paracadute.
Questa soluzione è utile soprattutto ad abbreviare i tempi di lavorazione e quindi i costi, ma non è una tipologia di impianto ritenuta tecnicamente ottimale.

L'arcata infrastruttura metallica dell'ascensore - Villa Ascensori Senago Milano

Normalmente l'arcata è un’intelaiatura rettangolare abbastanza semplice nel caso degli ascensori elettrici con trazione diretta o negli idraulici con trazione diretta centrale, mentre è a forma di sedia negli idraulici con trazione laterale.
L’importanza dell’arcata consiste nel fatto che è sede, laddove vi sia trazione a funi, del meccanismo del dispositivo paracadute, che è uno dei componenti di sicurezza dell’ascensore.

Attualmente secondo la direttiva 95/16/Ce si deve fornire l’impianto di mezzi per impedire che la cabina prenda velocità in salita, eventualità che ha dato vita ad incidenti mortali, causati ove vi siano impianti di grande portata, quindi con un pesante contrappeso, ma nel momento dell’incidente semivuoti. Una delle soluzioni possibili è quella di dotare l’impianto di un dispositivo bidirezionale facente parte dell’arcata.
Per completezza va detto che esistono sul mercato impianti a basso costo che dispongono di un unico blocco arcata-cabina; ovviamente ad esso deve essere allacciato il sistema di sicurezza paracadute.
Questa soluzione è utile soprattutto ad abbreviare i tempi di lavorazione e quindi i costi, ma non è una tipologia di impianto ritenuta tecnicamente ottimale.

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